Come acrobati verso il cielo
Descrizione sintetica.
Dal mese di febbraio del 2020 la grande pandemia di COVID-19 ha messo progressivamente in ginocchio la Cina, l’Italia e infine l’intero pianeta. Moltissime famiglie sono state toccate duramente dalla malattia con la conseguente perdita di uno o più famigliari, con parenti ricoverati in gravi condizioni o messi in totale isolamento asintomatici ma potenzialmente contagiosi.
All’emergenza sanitaria che ha messo a durissima prova i sistemi sanitari di tutto il mondo è susseguita una crisi economica che ha colpito su più fronti i settori lavorativi con la chiusura totale e la cassaintegrazione. La maggior parte delle famiglie costrette a chiudersi in casa privandosi di ogni relazione sociale, ha dovuto in brevissimo tempo imparare a convivere con ansia, solitudine, impossibilità di pianificazione del proprio futuro e a riorganizzare le proprie relazioni con il mondo esterno soltanto attraverso i mezzi di comunicazione sociale meglio che poteva.
In un clima di totale incertezza e in un mondo totalmente mutato, non abbiamo voluto lasciarci scoraggiare e abbiamo affrontato l’emergenza con ogni mezzo a nostra disposizione creando il progetto “Fase breath: respiriamo” che ci ha dato la possibilità di intervenire direttamente con aiuti concreti alla famiglie più in difficoltà.
L’aiuto generoso delle famiglie della Parrocchia e dell’Oratorio ci ha permesso di affrontare al meglio l’aspetto degli aiuti alimentari alle famiglie più in difficoltà ed è stato determinante soprattutto nella fase di lockdown. Il pacco viveri è diventato non solo un aiuto economico ma si è trasformato in un vero e proprio segno tangibile di vicinanza e solidarietà in un momento di totale smarrimento psicologico, sociale e famigliare.
Nel giro di pochi mesi nel nostro territorio la richiesta da parte di famiglie in nuove situazioni di povertà è aumentata del 62% ma grazie al sostegno economico di molti amici, della Fondazione Azimut e della compagnia San Paolo, abbiamo potuto aiutare ognuno, comprando oltre all’ordinario, anche generi alimentari più specifici e più difficili da reperire attraverso i nostri canali di rete e in più ancora incrementare il pacco con prodotti di igienizzazione e dispositivi di protezione individuale indispensabili per permettere alle persone di cucinare e vivere nel pulito e in sicurezza.
Le azioni di aiuto intraprese hanno innescato gesti di solidarietà sorprendenti. Ne riportiamo solo alcuni ma ce ne sarebbero molti altri. Una persona in difficoltà per ringraziarci dell’aiuto, si è messa a disposizione per consegnare a domicilio il pacco viveri ad una signora anziana rimasta da sola e impossibilitata a muoversi di casa. La stessa signora ha condiviso a sua volta il pacco con i vicini di casa che si trovavano in difficoltà: saputa la cosa abbiamo portato il pacco anche a loro ringraziandola del bel gesto. Abbiamo distribuito alimenti e generi di prima necessità a famiglie positive al COVID bloccate in casa, in quarantena e rimaste isolate socialmente anche dai vicini di casa per la paura del contagio. Abbiamo sostenuto famiglie che hanno subito un lutto. Alcuni esercizi commerciali conoscendo il nostro operato e venendo a conoscenza del progetto, hanno deciso di applicare sconti o addirittura di incrementare la spesa con loro spontanee donazioni. Nel Mese di Giugno 5 famiglie, ringraziando degli aiuti dati, hanno deciso di rinunciare al pacco per dare la possibilità ad altri di inserirsi nel progetto.
Nella drammaticità del momento abbiamo visto segni di Speranza… grazie alla costruzione del progetto di solidarietà, “Fase Breath” siamo riusciti a far respirare quasi 200 famiglie.
Con il riacutizzarsi dei contagi nei mesi di ottobre e novembre 2020 e a causa delle nuove restrizioni l’oratorio ha subito una forte flessione delle attività dovuta da una parte al contingentamento ma dall’altra dal fatto che molti ragazzi hanno preferito rimanere nei parchi pubblici perché esenti da regole più restrittive come quelle del Triage e dell’autocertificazione per l’entrata in oratorio.
Il progetto “Come acrobati verso il cielo” nasce dal desiderio di riportare in particolar modo quei ragazzi, a giocare di nuovo nel cortile educativo dell’oratorio, seguiti da educatori e salesiani che possono accompagnarli in un cammino di crescita, ma per fare questo è necessario ora ricominciare come ha cominciato don Bosco: dalla strada!
Ci siamo prefissati alcuni obiettivi.
Portare una presenza educativa all’interno delle piazze, giardini pubblici, parchi e centri commerciali.
Rimanere connessi con la “rete” di associazioni e realtà educative presenti nella circoscrizione continuando a monitorare i ragazzi negli spostamenti sul territorio.
Rimanere connessi in particolar modo con i ragazzi di tutte le fasce di età che usufruivano degli spazi dell’oratorio nei pomeriggi della settimana ed instaurare con loro un rapporto di fiducia e di serena relazione di accompagnamento che li porti a rivivere gli spazi del nostro cortile.
Sostenere anche economicamente le famiglie riguardo a spese scolastiche e di attività ricreative e sportive di tutti i ragazzi facenti parte del progetto per permettere ai genitori la ripresa del lavoro non sentendosi soli ma accompagnati.
Inserire i più piccoli in percorsi formativi, sportivi e ricreativi adatti alla loro età per far loro rivivere la bellezza dello stare insieme come gruppo che cresce e si supporta nella solidarietà e nel dono di sé agli altri. Favorire l’incontro dei giovani con docenti e formatori dell’istituto Agnelli e del cnosfap Agnelli, usando il cortile dell’oratorio come zona neutra, un modo per avvicinare il sistema scuola ai ragazzi, favorendo in questo modo la comunicazione e la proposta dell’offerta formativa li e dove si fosse interrotta.
Creare dei percorsi che portino al raggiungimento di una nuova autonomia da parte della famiglia.
Sviluppare e far crescere sempre di più lo spirito di comunità tipico del clima di famiglia che si respira in oratorio attraverso incontri e feste insieme.
Far crescere nei ragazzi l’autostima e il senso di responsabilità verso se stessi e nei confronti della comunità alla quale appartengono.
Il recupero della visione del proprio futuro.
La possibilità di restituzione da parte della famiglia in termini di servizio, nelle loro possibilità, attraverso la forma della solidarietà verso la comunità che li ha sostenuti e accompagnati nel percorso.
Attività e metodologia
L’originalità degli inizi dell’opera educativa di don Bosco sta nel fatto di cogliere come tale avvio sia identificabile con quella che noi oggi chiameremmo un’azione educativa di strada. In altre parole, la nostra ipotesi consiste nel pensare che l’Oratorio di Valdocco sia nato «sulla strada» e che in questo contesto don Bosco abbia appreso un particolare modo di rapportarsi ai giovani che l’accompagnerà in tutta la sua esperienza di educatore. Quello stile relazionale che lo stesso fondatore, ormai vecchio e stanco, raccomanderà ai suoi salesiani, firmando la lettera inviata da Roma il 10 maggio 1884, perché lo stesso Oratorio, in un evidente momento di crisi, potesse riprendere la vitalità delle origini.
Sullo sfondo di questa riflessione sta l’idea che l’attuale crisi educativa non sia solo questione di mancanza di riferimenti valoriali. Se educare significa accompagnare la persona verso il cambiamento, oggi sembra essersi fatta incerta non solo la «direzione» del percorso ma anche la «modalità dell’accompagnare».
Ci riferiamo alla difficoltà degli adulti di oggi a costruire relazioni educative nelle quali i giovani siano riconosciuti come risorsa, possano esprimersi con protagonismo e al cui interno si instauri una vera e propria circolarità educativa.
AZIONE UNO:
Quando Don Bosco arriva a Torino giovane prete di 26 anni, dalla sua guida spirituale, don Giuseppe Cafasso, figura che ha rappresentato un valore aggiunto nell’andare verso i ragazzi in difficoltà, riceve questo consiglio: “Và e guardati attorno”. Siamo nella zona dell’attuale Porta Nuova, i sobborghi erano zone di fermento e di rivolta. Cintura di desolazione. Adolescenti vagabondano per le strade. Si possono incontrare disoccupati, intristiti pronti a qualsiasi cosa. Molto forte, oltre la povertà materiale, era la povertà morale e la fragilità in cui viveva la gente.
Oggi nel 2020 anche noi vogliamo uscire dalla struttura dell’oratorio per tornare sulla strada e guardarci attorno. Gli educatori assieme ai salesiani creano una mappatura del territorio per individuare i luoghi e i tempi in cui i ragazzi si radunano abitualmente e creano un primo approccio informale di relazione conoscitiva andando fisicamente nei parchi e nei giardini a incontrare i ragazzi per conoscerne la storia e proporre loro un pezzo di strada insieme.
- AZIONE DUE:
Don Bosco prende contatto con la realtà sociale di Torino girando per le strade, i viali e le piazze della città, da Porta Palazzo sino alle periferie. «Fin dalle prime domeniche – riferisce Michele Rua – andò per la città per farsi un’idea della condizione morale, in cui si trovava la gioventù. Incontrò un gran numero di giovani di ogni età che andavano vagando per le vie e per le piazze, specialmente nei dintorni della città, giocando, rissando, bestemmiando e facendo anche di peggio».
Oggi nel 2020 anche noi vediamo per le strade, le piazze e i parchi della città di Torino gruppi di ragazzi e ragazze abbandonati a se stessi che perdono tempo in attività futili, sempre iperconnessi e totalmente sconnessi con la realtà. I salesiani con gli educatori individuano una zona specifica e dopo aver richiesto i permessi al comune, utilizzano il suolo pubblico per la realizzazione di laboratori di strada (giocoleria, magia, calcetto, ping pong, partitelle informali) utilizzando materiali agevoli e movimentabili e servendosi di un PLAYBUS attrezzato.
- AZIONE TRE:
Don Bosco entrando in relazione con i ragazzi propone loro un’esperienza all’interno dell’oratorio, per imparare a leggere e scrivere, giocare e fare merenda. Contatta i datori di lavoro e inserisce i ragazzi nei cantieri, ottiene dei veri contratti che li tutelino e offre loro una casa dove vivere lo spirito di famiglia. Don Bosco negli anni di erranza dell’Oratorio va per la strada ad agganciare i giovani. È bene notare che anche dopo aver realizzato a Valdocco il suo Oratorio, continua a frequentare i quartieri di Torino per incontrare nuovi giovani. La strada permane quindi un riferimento stabile perché l’Oratorio possa rimanere il più possibile aperto a tutti e sia un servizio educativo nel territorio. A questo proposito il giornale «Il Conciliatore Torinese» nel 1849, ad Oratorio già realizzato, testimonia l’opera di don Bosco sulle strade. Parlando del prete dice: «diedesi a girare né dì festivi pei d’intorni di Torino, e quanti vedesse crocchi di giovani intenti a’ trastulli, avvicinarli, pregandoli che l’ammettessero a parte di loro giuochi, poscia dopo essersi affratellato alquanto con essi, invitarli a continuare il gioco in un luogo che egli teneva a ciò assai più atto a sollazzarsi, che quello non fosse».Dello stesso anno, ancora di don Bosco, il «Giornale della Società d’Istruzione e d’Educazione» scrive: «Quando egli sa o incontra alcuno più dalla squallidezza immiserito, non lo perde più d’occhio, lo conduce a casa sua, lo ristora, lo sveste de’ luridi, gl’indossa nuovi abiti, gli dà vitto mane a sera, finché trovatogli padrone e lavoro sa di procacciargli un onesto sostentamento per l’avvenire, e può accudirne con maggiore sicurezza l’educazione della mente e del cuore».
Oggi nel 2020 anche noi vogliamo accompagnare i ragazzi allo stesso modo ed essere presenza educativa e propositiva: vere antenne sul territorio studiando e realizzando una conoscenza delle singole storie dei ragazzi e interventi mirati per indirizzarli verso percorsi di crescita all’interno di un ambiente educativo in coordinamento con altre realtà della rete sul territorio. Sostegno economico nei confronti delle famiglie che ne avessero bisogno per l’inserimento in alcune realtà.
Per donare: IBAN: IT 73 G 03069 096061 00000 134677
Intestato a: Parrocchia San Giovanni Bosco-To.
Specificare il progetto: “Come acrobati verso il cielo”